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Maledette Rockstar

by Maisie

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    Includes unlimited streaming via the free Bandcamp app, plus high-quality download in MP3, FLAC and more.
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  • 2CD, 54 pagine di booklet in brossura, 15 illustrazioni, 70 musicisti ospiti, 31 canzoni dedicate alle Maledette Rockstar
    Compact Disc (CD) + Digital Album

    31 canzoni, dedicate alle Maledette Rockstar, alle icone, alle figure di riferimento ormai, ahinoi, in decadenza o in via di estinzione.

    Un elegante cofanetto che contiene 2Cd, un libretto in brossura di ben 56 pagine, ricco di illustrazioni, disegni originali di Manfredi Criminale, ispiratosi ai testi delle canzoni.

    Settanta musicisti ospiti per una festa in musica.

    Includes unlimited streaming of Maledette Rockstar via the free Bandcamp app, plus high-quality download in MP3, FLAC and more.

    Sold Out

1.
Noi non abbiamo bisogno di ideologie, non abbiamo bisogno di sindacati, del posto fisso, di case discografiche, sale cinematografiche e, meno che mai, di Dio. Ci siamo già sbarazzati di gran parte di questo vecchiume, ora però non riposiamoci sugli allori, c’è ancora tanto da fare! Non è bellissimo il mondo nuovo che stiamo costruendo? Così efficiente, tecnologico, pieno di opportunità, con musica e film gratis per tutti sul web, un mondo senza conflitti sociali né noiosi dubbi esistenziali. Com’è bello il mondo nuovo che stiamo costruendo e quant’era brutto il vecchio! Se solo penso a quant’era brutto, mi si accappona la pelle! New revolution Stop devotion “Oh, com’è bello qui, non ci sono cicche sul pavimento. E i vetri alle finestre son così puliti che non si vedono neppure. Che bel silenzio qui, che pace, che angoscia, sembra di stare dentro a un cimitero”. (Noi non abbiamo…) New revolution (Noi non abbiamo…) Stop devotion (Noi non abbiamo…) New revolution (Noi non abbiamo…) Stop devotion
2.
Maledette rockstar, che mi fate ballare, anche se non voglio. E, appena mi distraggo un attimo, mi rubate il portafoglio. “Cazzo, tenetevi i soldi, ma almeno ridatemi i documenti!” “Vasco, maledetto! Ti ho visto! Mi hai fatto lo sgambetto. Ohi, che male, che male alle gambe e alla schiena. Sono una vittima, mi faccio pena.” Maledette rockstar! È stata solo colpa vostra se mi si è ingolfato il motorino, se ho trovato del prosciutto rancido nel mio panino. Mi avete spogliata, tatuata, ricoperta di pece e di piume, promettendomi che sarei diventata più bella di un angelo. Mi avete ingannata: sono rimasta brutta, anzi sono peggiorata, sono peggiorata. Lou, maledetto! Mi avevi detto: “Dai, vieni, sarà una serata memorabile”. Io non avevo un cazzo da mettere, allora ho rubato un giubbetto di pelle, fichissimo, rischiando la galera, e tu, per tutta la sera, non mi hai degnato di uno sguardo. Che razza di bastardo! Maledette rockstar, maledette! Per voi mi sono drogata, intossicata, indebitata, completamente rovinata. È solo colpa vostra se sono finita dritta dritta dentro a questo buco nero. “Bono, maledetto! Ti ho visto mentre rovistavi nel cassetto del mio comodino. Ma dove scappi? Torna qua! Stavolta me la paghi, giuro che stavolta me la paghi. Stavolta me la paghi,  sì, giuro che stavolta me la paghi!
3.
Fabrizio, uh, Fabrizio, Fabrizio, uh, Fabrizio Oh Gesù, si è fatto tardi! Spero di non trovare chiusa la parrocchia. Sai, ci vado tutte le mattine per accendere una candela a Fabrizio De Andrè. Si, De Andrè, il cantante, anzi che dico cantante: santo, per me lui è un santo! Lo sai che ha guarito mia figlia da un tumore? Mi è venuto in sogno e mi ha detto: “Lascia perdere la chemio! Falle ascoltare le mie canzoni, tutti i giorni, per almeno tre ore”. Io così ho fatto e dai oggi e dai domani, puff! Il male è sparito. Capisci? Fabrizio l’ha guarita da un tumore. E dico tumore, mica raffreddore! Ti ripeto: un santo, oltre che un cantante, come non ne nascono più! Oggi, che cantanti abbiamo? Quell’Arisa che sembra scappata dal Cottolengo, quell’altro Povia che si presenta in televisione con i capelli unti, che a guardarli fanno ribrezzo. Ma fatti uno shampoo, barbone! Te lo potrai permettere uno shampoo con tutto quello che guadagni, no? Ad ascoltare questi cani, non solo non guarisci dal tumore, ma ti viene anche la diarrea, scusa la volgarità… Fabrizio, uh, Fabrizio, Fabrizio, uh, Fabrizio Lascia perdere, Marcella, non dar retta a quello che dice quel rincoglionito di Paolo Villaggio! Fabrizio non era anarchico, gli anarchici sono atei e non votano. Io so per certo che lui era credente, pregava molto e andava a votare… …e mica per i comunisti! Votava per la DC! Fabrizio era un uomo equilibrato, di centro… Oggi starebbe con Berlusconi, O al limite con Casini, credimi. Le sue canzoni dovrebbero insegnarle alle elementari, altroché! Le sue e anche quelle di quell’altro… come si chiamava? Ah, sì… Battisti! Pensa pure che sono pazza  ma, ascoltando le sue canzoni,  tutti i giorni, per un mese di fila,  sono completamente guarita da una fastidiosissima ulcera gastrica. Insomma… non un santo, ma quasi… Fabrizio, uh, Fabrizio, Lucio, uh, Lucio Anzi, che dico elementari! Le loro canzoni dovrebbero insegnarle nelle università, perché sono vere poesie. Cos’ha Mogol da invidiare a un Ungaretti? A un Leopardi? A un Foscolo? Prendiamo quella che fa: “Per fortuna che c’è il Riccardo che da solo gioca al biliardo” Oh sì, hai ragione, che scema! Quella è di Gaber! Anche Gaber però… quante belle canzoni ha scritto. E poi era un vero signore, così fine ed elegante… chissà se può far qualcosa per le mie verruche. Ah, dici di provarci? Ma sì, hai ragione! Da domani, tutti i pomeriggi, Champagne e Barbera! Fabrizio, uh, Fabrizio, Lucio, uh, uh, Lucio,  Giorgio, oh, oh, Giorgio, Giorgio (on my mind) È a gente come loro che dovrebbero intitolare  le vie, le piazze, le scuole: Istituto Tecnico Gaber,  Scuola materna Faber, Piazza Lucio Battisti. Vedrei bene anche una via Renato Zero… Che ho detto Zero? Scusa, no… volevo dire Rino Reitano. Quello di Gianna Gianna e di Italia Italia… No, Zero, proprio no! A parte il fatto che è vivo, Zero è un noto pederasta, uno squallidissimo travesta, che adesso ha persino la faccia tosta di andare in televisione a parlare del suo rapporto con Dio! Sono schifata, credimi, schifata! Va be’, Marcella, mi ha fatto tanto piacere chiacchierare con te. Se non dovessi scappare, ti direi anche cosa penso di quell’ubriacone di Vasco Rossi, di quel puttaniere di Gino Paoli, di quel senza Dio di Guccini e di tutto il resto della compagnia. Quando penso che questi sono vivi e che De Andrè, Battisti e Gaber sono morti, mi viene una rabbia che non ti dico! È proprio vero: sono sempre i migliori che se ne vanno. Fabrizio, uh, Fabrizio, Lucio, uh, uh, Lucio,  Giorgio, oh, oh, Giorgio, Giorgio (on my mind)
4.
Dio è morto 03:09
AAAh, Dio è morto, è morto, Dio è morto!! Ah, che perdita signora Madonna! Ora però cerchi di farsene una ragione. Le giuro che le organizzerò un funerale da fare schiattare d’invidia Maometto, Visnù e tutti quegli altri dei da burletta… …Stai buona, moretta, e aspetta il tuo turno! Non vedi che ho una cliente di riguardo? Ah, mi scusi signora, dicevamo? Ah, si! Propongo un tiro a ventiquattro cavalli, lapide in marmo di Carrara con incisioni in oro zecchino, un becchino vestito da angelo dell’apocalisse, fumi, fuochi, effetti speciali, roba forte, da antico testamento. Come dice? Qualcosa di più economico? Cassa modello base e niente fiori? Cosa? Neanche il carro funebre? Ma vada fuori, mi faccia il piacere! Cose da pazzi, prima dilapidano un patrimonio in ori, incensi, mirre, chiese e cattedrali e poi, non hanno neanche i soldi per pagarsi un funerale come si deve! Un funerale come si deve! Senti Anna, pensavo… quella dea indiana, si, quella con tante braccia… Ho sentito dire che ha un piede nella fossa, ma, a soldi, come sta messa? Ah bene, bene… contatta suo marito…
5.
Madama Dorè 04:21
“È vero, Lory, le tue figlie non si può certo dire che siano magre, ma non capisco perché devi farne una malattia? Perché ci tieni così tanto a farle dimagrire?” “Perché, se dimagrissero, si potrebbero sposare con un uomo importante e io potrei finalmente rimpinguare il mio conto corrente. Mi farei restituire tutto quello che ho speso per mantenerle, naturalmente coi dovuti interessi! Me ne starei sei mesi l’anno alle Canarie mangiando frutta esotica di prima scelta. Starei meglio della regina Elisabetta! Starei meglio della regina Elisabetta! La figlia della mia collega pesa sessanta chili e ha sposato un deputato d’opposizione La figlia del mio avvocato ne pesa cinquanta e ha sposato un deputato di maggioranza La figlia della mia vicina, che ne pesa solo quaranta, ha sposato Nek, il cantante rock. Ha sposato Nek, il cantante rock.” “Guarda, doveva essere un segreto ma a questo punto te lo dico: hai presente la figlia della signora Graziella? Ha perso 40 chili, ora ne pesa 30, e a settembre sposerà Fedez, il cantante hip hop. Oddio Lory, Lory, Lory… Oddio, mi stai facendo spaventare! Lory, Lory! Ragazze correte, venite ad aiutarmi; vostra madre è svenuta! Correte! È tutta colpa vostra! Vi dovete mettere a dieta! L’avete capito o no? La dovete smettere di abbuffarvi! Dovete dimagrire! Disgraziate, siete tre disgraziate! Sappiate che se morirà, ce l’avrete sulla coscienza! Disgraziate, siete tre disgraziate!”
6.
Io sono diverso da voi, completamente diverso da voi! Io sono una rockstar! E voglio dormire in alberghi di lusso, con almeno tre donne nel letto e togliermi ogni sorta di sfizio, non sono un tipo da budget ristretto! Io sono una rockstar! Ah, dite che vaneggio? Che per il rock è finito il tempo del mercato opulento e che mi devo accontentare di quello che passa il convento? Ma accontentatevi voi, maledetti sfigati! Convinti che non si possa più puntare a niente di meglio che suonare davanti a dieci persone e poi a dormire all’ostello! Io punto a un tour mondiale da mille milioni di spettatori! Non vi è ancora chiaro il perché? Perché io sono una rockstar! Rockstar! Rockstar! Rockstar! Il grande successo arriverà, ma se non dovesse arrivare, mi inietterò un cocktail letale di droghe e uscirò di scena da rockstar! Perché io sono una rockstar! Comunque vada, una rockstar! In ogni caso, una rockstar! Perché io sono una rockstar! Comunque vada, una rockstar! In ogni caso, una rockstar! (E non vivrò mai da sfigato, no!) Perché io sono una rockstar! (Sarò comunque una rockstar!) Perché io sono una rockstar! (Non sarò mai uno sfigato qualunque!) Perché io sono una rockstar! (Io sarò sempre migliore di voi!) Perché sono una rockstar! (Sarò sempre migliore di voi!) Perché sono una rockstar!
7.
Che fico! 03:38
Fico (che fico) sognare di avere un motoscafo che corre sul mare e in tasca ai pantaloni un po’ di milioni da spendere in gelati, patatine, popcorn e noccioline e poi che fico (che fico) avere il poster nella stanza che fico comprare un mucchio di adesivi che fico uscire con quella spilla punk sul giubbotto che tu puoi portare solo se sei fico (che fico) andare nel parco a pattinare con tutta la banda guidare la discesa girare, sfiorare quelle ragazzine che, vedendoti volare, poi sospirano così… Ma quanto è fico quello lì ma guarda che maglietta e che jeans! Mi piace un frego quello lì È un tipo fico, ma proprio fico! Fico (che fico) entrare in una discoteca ballare, saltare, ballare da morire poi bere, impazzire giocarsi una fortuna in aranciate, poi del resto non m’importa proprio un fico (che fico) andare insieme a tanta gente su un prato all’aperto per vivere un concerto sentire, gridare e poi battere il ritmo con un gesto della mano che ti fa sentire fico (che fico) che vita partire una mattina per fare una gita scherzare sul pulmino un viaggio da sballo con quelle ragazzine che, ad ogni tua battuta, poi sospirano così… Ma quanto è fico quello lì ma guarda che maglietta e che jeans! Mi piace un frego quello lì È un tipo fico, ma proprio fico! Fico (che fico) avere il poster nella stanza che fico comprare un mucchio di adesivi che fico uscire con quella spilla punk sul giubbotto che tu puoi portare solo se sei fico (che fico) andare insieme a tanta gente su un prato all’aperto per vivere un concerto sentire, gridare e poi battere il ritmo con un gesto della mano che ti fa sentire fico (che fico) sognare di avere un motoscafo che corre sul mare e in tasca ai pantaloni un po’ di milioni da spendere in gelati, patatine, popcorn e noccioline E poi che fico, che fico, che fico oh che fico, che fico, che fico oh che fico, che fico, che fico oh
8.
Vincenzina davanti al call center Vincenzina odia il call center “Lo odio, ma non ho trovato niente di meglio, non ho scelta, mi tocca proprio fare questo schifo di lavoro” Vincenzina davanti al call center Vincenzina odia il call center “Non mi va di entrare, no, non mi va. Non mi va di entrare. Ma non ho scelta, proprio non ho scelta” Non ha scelta neanche l’assessore “comunista”: “L’Expo è una porcata, ma i lavori non li posso fermare, mi spiace, ma non posso. Bisogna edificare, ci sono dei contratti da rispettare. Giuro, non ho scelta, proprio non ho scelta, questa fiera s’ha da fare!” Vincenzina davanti al call center Vincenzina odia il call center “Lo odio, ma non ho trovato niente di meglio, non ho scelta, mi tocca proprio fare questo schifo di lavoro” Non ha scelta neanche il ministro “comunista”: “Mi dispiace, ma non posso… Mi dispiace, ma non posso… (Bisogna bombardare). Mi spiace ma non posso…” “Bombardare è una porcata, ma le bombe non le posso fermare. Mi spiace, ma non posso. Bisogna bombardare: ci sono degli accordi da rispettare. Giuro, non ho scelta proprio non ho scelta, questa guerra s’ha da fare!” “No, non ho scelta, giuro non ho scelta, no, non ho scelta, proprio non ho scelta.”
9.
Certe notti 08:51
Anna non ha mai fatto l’amore, per questo le amiche la prendono in giro, la chiamano “la suorina”, “la verginella”. Ma Anna non se la prende: “Dite quello che vi pare, io aspetto il ragazzo giusto, la prima volta dev’essere speciale…” Anna non ha paura di restare in casa da sola di notte, anche se alla tv danno un film dell’orrore, tanto lo sa che è tutta finzione: non è sangue vero, è solo pomodoro. È solo pomodoro. In camera ha un grande poster di Ligabue e sogna di vivere a Correggio “Non sarà Tokyo ma c’è di peggio, a me piace perché c’è nato lui. Quanto sei bello Ligabue. Sei proprio un uomo selvatico!” Per Anna è quasi un santo, una specie di Padre Pio emiliano, ancor più spartano, che vive, isolato in campagna, con la sua compagna: lei la invidia e un po’ la odia. “Caro Liga, grazie a te, son cresciuta forte e coraggiosa. Ho persino fatto a botte con una punk. Ma c’è ancora una cosa che mi fa paura: andare in cucina di notte, andare in cucina di notte, in cucina di notte.” “So che sembra incredibile, ma vi giuro che è vero: di notte nella mia cucina succedono strane cose. Sulle pareti appaiono due ombre che si toccano, si stringono, si aggrovigliano, uoooh… E poi si sentono dei sospiri, prima flebili, poi più forti sempre più forti, ancora più forti, sempre più forti, più forti…” Quella che andiamo a raccontarvi adesso è l’incredibile storia di una ragazza assetata, pronta a sfidare le sue paure più profonde per un sorso di Pepsi ghiacciata. Ascoltate in religioso silenzio e preparatevi a tremare: Era il diciassette agosto e quella non era una notte come le altre, era una notte da cosce e zanzare, era il diciassette agosto… “Ah Mario, come si sta bene nel tuo bar! Sì, sto aspettano il Liga, dovrebbe arrivare a momenti. Intanto versami da bere… Ah, Mario, Mario la tua Pepsi ha qualcosa di speciale… No, cavolo, stavo solo sognando… Dio, che arsura, non resisto più. Stavolta devo farmi forza e andare a bere in cucina… e se faccio molto in fretta, forse i fantasmi non si accorgeranno di me…” Anna si fece coraggio e andò… “Il Liga non avrebbe paura e perciò neppure io devo averne. Ora apro la porta, esco dalla stanza, vado in cucina, apro il frigo e mi prendo una Pepsi ghiacciata!” Anna percorse il corridoio a passi veloci “non c’è d’aver paura, non c’è d’aver paura!” si ripeteva. “Eccoci, ci siamo: Liga, aiutami tu…” Anna stette per un attimo sulla soglia, poi entrò e si guardò intorno: tutto sembrava tranquillo. Ma, improvvisamente, un roco sussurro la fece trasalire: “Vieni Anna, vieni”, “Vieni Anna, vieni”. Anna restò immobile, paralizzata dal terrore e poi, improvvisa, l’illuminazione: “Ma questa voce è del Liga!” Sei o sette braccia la cinsero con dolcissimo vigore. “Sei proprio tu Liga? Ma quante braccia hai?” “Sono io, piccola e ho molte braccia. Questa è solo una delle tante cose che non sai di me.” Buzzurro sudato, collana, bracciale, una moltitudine di braccia. Liga amatore instancabile, poeta ribelle, conturbante presenza: Poltergeist Emiliano-Padano. Nell’aria roteavano palle di fuoco, qualcosa di molle usciva dal frigo, l’anta batteva il ritmo e il Liga cantava: “Sono in fiamme, baby. Questo è il rock’n’roll, baby, baby. Questo è il rock’n’roll.” Dopo quella notte, Anna non fu più la stessa: smise di studiare, di lavorare, di guardare la tv, di andare al cinema, di fare sport. Consumò la sua intera esistenza, sperando vanamente nel ritorno del pedestre autore di “Metti in circolo il tuo amore”. “Il Liga mi ha promesso che tornerà e lui non dice bugie…” Povera, piccola, ingenua Anna, dolce creatura che, sperando, morì…
10.
La socialdemocrazia è morta. La democrazia è morta. Il comunismo non è mai nato. Il nemico ha stravinto. Non riusciamo neanche più a immaginare qualcosa di diverso da questa dittatura del capitalismo 2.0 Cosa ci resta? Beh, la violenza! Tipo: se uno dice parole come “privatizzazioni” o “flessibilità” oppure frasi come “Sono i mercati che ce lo chiedono”, tu gli dai un sacco di botte e poi gli bruci la macchina. Non servirà a cambiare un bel niente, ma almeno avrai fatto qualcosa di divertente.
11.
SE NON CI VOTATE TORNA SILVIO! (aiuto, aiuto, Silvio no, poveri noi! Silvio No…) Silvio è cattivo perché è di destra. Noi, anche se facciamo cose di destra, siamo buoni perché siamo di sinistra. Siamo culturalmente superiori, civili, probi, eccetera eccetera. La cosa vi suona un po’ strana? Dite che vorreste qualche chiarimento? Si, ok, ma dopo, ora non è il momento, BISOGNA PENSARE A BATTERE SILVIO! SE NON CI VOTATE TORNA SILVIO! (aiuto, aiuto, Silvio no, poveri noi! Silvio No…) SE NON CI VOTATE TORNA SILVIO! (aiuto, aiuto, Silvio no, poveri noi! Silvio No…) Ecco a voi le bombe di sinistra, le riforme liberiste di sinistra, i tagli di sinistra, i licenziamenti di sinistra e non vi lamentate, perché se lo fate, POI TORNA, TORNA SILVIO! SE NON CI VOTATE TORNA SILVIO! (aiuto, aiuto, Silvio no, poveri noi! Silvio No…) ATTENTI CHE SENNO’ POI TORNA SILVIO! (aiuto, aiuto, Silvio no, poveri noi! Silvio No…) FATE I BRAVI CHE SENNO’ CHIAMIAMO SILVIO! (aiuto, aiuto, Silvio no, poveri noi! Silvio No…)
12.
Siamo solo noi che andiamo a letto con le galline e ci svegliamo alle sette, tutte le cazzo di mattine, per andare a lavorare in quella merda di call center, in quella merda di call center. Guardati intorno amore, siamo rimasti solo noi a fare questa vita: Christian fa il cantante professionista, Marco è nullafacente ma i suoi lo riempiono di soldi, Mara faceva la comparsa nei film di Boldi ma ora le hanno promesso una parte in una fiction Rai. Per non parlare di Antonio, quel maiale: era nessuno e adesso fa il portavoce di un pezzo grosso di Alleanza Nazionale. Io sono stufa: facciamolo e basta. Ma che dici, coglione! Ma quale prigione? Di cosa parli? Non giocar con la mente e i suoi tarli. Spara Jurij Spara Jurij Prendi tutti i soldi che puoi, falla secca quella checca di merda. Tu stai a terra, cazzo! Spara Jurij Spara Jurij Coriandoli di carne, ossa che fanno crack. Smack, I love you. Smack, I love you. Scriverò il tuo nome nel cielo con il sangue di questi bravi lavoratori. Spara Jurij Spara Jurij Guarda che facce da impiegati: “Si, capo, scusi capo, mi saluti la signora”. Mi fate vomitare. Ah, tu non sei impiegato, sei precario? Mi dispiace, ti capisco, io lavoro in un call center. Senti, facciamo una cosa: ti sparo subito, ti sparo subito. Non fare quella faccia, su! Credimi, ti faccio un favore: ti risparmio una vita di ansie e sofferenze. Spara Jurij Spara Jurij Coriandoli di carne, ossa che fanno crack. Smack, I love you. Smack, I love you. Jurij, guarda come sta bene quella macchia di sangue sulla confezione del latte condensato Nestlé. Questa strage è una canzone d’amore per te: non te l’aspettavi, eh!
13.
Andrea, magazziniere, in quel momento avrebbe dovuto lavorare e, invece, era intento ad ascoltare su YouTube “Megh” di Mario Barbaja. Tutto d’un tratto, entrò dalla finestra un corvaccio nero, che gli disse: “Cra cra, torna a lavorare, cra cra, datti da fare, questi sono gli anni del fare…”. Andrea trasecolò e, impaurito, balbettò: “Chi sei? Che, che vuoi? Mi fai paura, hai gli occhi cattivi! No, no, io me ne vado, me la squaglio.” Andrea scappava, correva forte, cercando di far perdere le sue tracce, ma il corvaccio gli stava dietro, senza alcuno sforzo. Appena l’uomo si fermava per rifiatare, l’uccellaccio gli ripeteva il suo tetro ritornello: “Cra cra, torna a lavorare, datti da fare, questi sono gli anni del fare. Cra cra, torna a lavorare, datti da fare, questi sono gli anni del fare. Cra cra, torna a lavorare!” Questa storia andò avanti per anni: Andrea correva forte, cercando di far perdere le sue tracce, ma non c’era verso. Appena si fermava per rifiatare, il corvaccio nero ricominciava a tormentarlo. Ma un bel giorno Andrea si fece coraggio, smise di scappare, afferrò una pietra e gliela tirò: “Pam!”, lo prese in pieno e il corvaccio morì. Che gioia fu per Andrea! Non gli pareva vero di non dover più ascoltare quel tetro ritornello, che faceva: “Cra cra, torna a lavorare, datti da fare, questi sono gli anni del fare. Cra cra, torna a lavorare, datti da fare, questi sono gli anni del fare. Cra cra, torna a lavorare!”
14.
Aria 07:33
Aria, aria, voglio aria, in ogni angolo della mia stanza. Cristo, che puzza di chiuso! Spalanca le finestre, Annare’, ma che ti pago a fare? Scusa, non volevo alzare la voce, ma sono nervoso, non sai cosa mi è successo ieri: un uragano di bottiglie e di insulti si è scatenato contro me: “Venduto! Buffone! Fascio!” Venduto… Buffone… Fascio… A me, proprio a me, dicono fascio! Io ho provato a difendermi, a ragionare, a fermare quello sfaccimme di furia brutale: “Compagni, amici, calmatevi… la musica dovrebbe essere un linguaggio universale di pac… Ahi, cazzo, mi ha preso in faccia ‘sto bastardo… oddio, mi esce il sangue… oddio…” (Fascio, ridicolo, pezz’ i merd…) Aria, aria, voglio aria, in ogni angolo della mia stanza. Il capitale di Marx è un mattone, non l’ho mai digerito, non l’ho mai digerito. “Bravo, così” ecco: puntami addosso l’occhio di bue. Ohhhhh, adesso sì, che si siamo. Bambina, ti amo… non so che darei per sentirti mia. Anzi lo so, ti do cinquantamila lire, ma che dico cinquanta, facciamo cento… posso pagare, cazzo, sono primo in classifica, sono primo in classifica!” Aria, aria, voglio aria, in ogni angolo della mia stanza. Mi libro nell’aria di Miami. Io mi amo a Miami. Sono felice, sono un grasso buddista felice e nessuno mi tira più le bottiglie in faccia! Anzi, mi stringono la mano e mi fanno tanti complimenti: “Progetti per il futuro?” “Eh, guarda, sto realizzando un remix di Figli delle stelle…” “Avrà sicuramente successo, è un evergreen! Complimenti Alan, sei sempre fortissimo…” Dio come sono felice, sono un grasso buddista felice, sono tanto felice. Mi amo e vi amo, vi amo tutti. Sono leggero e mi libro nell’aria. Sono leggero e mi libro nell’aria. Sono leggero. Leggero.
15.
La grossa testa pelata di Sandrone luccica nel buio della stanza degli orrori. Il poeta ha paura, balbetta qualcosa… Trema! “Ma va là, va là, va là, va là…”, Lo conforta l’allampanato avvocato: “Non c’è da aver paura, dai, è solo un gioco fra amici.” “Taci, taci, taci, sei un coglione! Sandrone deve aver paura! Studia, leggi De Sade, capra!” Studia, leggi De Sade, capra!” Stanza maledetta, villa degli orrori: un’ascia, dei guanti di pelle, fruste, tenaglie, candele. “Oddio! Sembra un film di Mario Bava!” “Chi cazzo è ‘sto Mario Bava?” “Zitto, zitto, sento i passi, sta arrivando…” “E bravo Sandrone, grosso budino schifoso, ti piaceva fare il comunista, eh? Adesso io farò Stalin e tu Trotsky” “Sì, sì, giochiamo al gulag…” “Gulag! Gulag! Gulag!” “Passami la tenaglia rovente, legalo…” Sandrone grugnisce, si agita, suda, ma gode. Dio se gode! “Sei Sei Sei, Sei sempre il migliore, maestro torturatore, feroce inquisitore, abilissimo con la frusta e con la tenaglia. Maestro, Ras, Tiranno, Demonio, facci il gioco dei sindacati, facci del male. Dicci che non usufruiremo mai del condono tombale” “Torturalo con la candela, dai, bruciagli la punta dell’uccello. Sfregialo con la falce! Colpiscilo col martello!” “Oh, ragazzi, forse è il caso di smetterla, così lo ammazziamo” “Taci! Taci! Taci! Sto iniziando solo adesso a divertirmi sul serio. Anzi… facciamo entrare il nano. Quanto mi fa ridere il nano, fa certe facce…” “Nano! Nano! Nano!” “Facciamo il giochino della pubblica amministrazione…” “Pensa te! È alto un metro e venti e vuol spezzare le reni ai fannulloni…” “Renatino il nano malefico e Sandrone il fannullone, pensa te, che coppia!” “Che ridere, non ce la faccio più…” “Chiamatelo, ditegli di prepararsi…”
16.
Donna pesce 05:54
Mare petrolio, nero grasso. Sulla spiaggia c’era una casa di legno e un grande albero. “Ti lascio in pegno il mio cuore, ti giuro, tornerò”. Ma lui non è più tornato, non è più tornato. Sulla spiaggia ora c’è una discoteca. Davanti all’ingresso i ragazzi fumano, bevono, qualcuno impreca. Mare petrolio, nero grasso. Denti aguzzi, mani nervose e occhi grandi, che brillano nel buio. Stanca di aspettare, la donna pesce ha fame e vuol mangiare, mangiare. “Ti è andata male, Marcello: stasera niente sesso, hai il mio permesso di ammazzarti”. “Esagerata, che sarà mai? Io non voglio morire, solo smaltire la rabbia, passeggiando in riva al mare: come un poeta, come il cantante di una band maledetta, come Godano e Capovilla e poi scrivere un milione di canzoni su questa e su tutte le altre future delusioni”. Marcello camminava, lentamente, a capo chino. La donna pesce sbucò dal nulla, gli si piazzò davanti: mani ai fianchi e sguardo dritto al cuore. “Chi sei? Mi hai fatto paura!” Povero Marcello, nessuno l’ha più visto dopo quella notte. Mare petrolio, nero grasso. Sulla spiaggia c’era una casa di legno e un grande albero. Mare petrolio, nero grasso. Sulla spiaggia ora c’è una discoteca, una discoteca, una discoteca.
17.
Viva l’amore, che dura due ore e poi se ne va. Fabio, ricordi quando cenammo alla trattoria giù in paese? Quella volta che urlasti: “Io non bado a spese, signor cameriere, porti anche del vino!” Quanto ti ho amato, Fabio, tu non lo sai. Quanto ti ho amato, in quel momento. Quanto ti ho amato, tu non lo sai. Viva l’amore, che dura due ore e poi se ne va. Viva l’amore, che dura due ore e poi se ne va.
18.
Dai bambini, su, ripetiamo in coro: “Le minoranze sono un brufolo della storia” 00’05” - 00’29” CORO: Kuriou Sabaoth (“Dio degli Eserciti” - dall’originale testo di S. Giacomo, tramutato dalla CEI, nel 2008, in “Signore onnipotente”) 00’30” - 02’13” DUE VOCI Voce 1 (stepwalking che accenna tema con fonemi che dadaizzano le parole che seguono): “Maramao perché sei morto? Pane e vin non ti mancava, l’insalata era nell’orto, e una casa avevi tu.” Voce 2 (balbuziente): “Uno Stato che, nell’epoca dell’avvelenamento delle razze, si prende cura dei migliori elementi della propria, deve diventare un giorno signore della Terra.” (Adolf Hitler) Kuriou Sabaoth (<Kùryu Sabàd>) Ummati, qad laha fajrun (“Nazione mia, l’alba è tua” – Inno Nazionale dell’Isis) “Possiamo piegare la storia… La guerra, in una forma o nell’altra, ha accompagnato l’uomo fin dalle origini… Dunque sì, gli strumenti della guerra contribuiscono a preservare la pace” (Barack Obama) Kuriou Sabaoth Ummati, qad laha fajrun “Ma se il Dottor Gasparri, grande amico, mi dice una parolaccia contro la mia mamma, ma le aspetta un pugno!” (Papa Francesco I) Kuriou Sabaoth Ummati, qad laha fajrun 02’14” - 02’29” CORO: Kuriou Sabaoth 02’30” - 04’29” TRE VOCI (tutti i testi sono dei canti, partigiani, femministi, libertari, che hanno originato “Maramao”): Voce 1: “Sarà una spina nel fianco Ninco Nanco quando campa, sarà una spina nel cuore Ninco Nanco quando muore” (filastrocca di Claudio Milano) Voce 2: “Ninghe Nanghe, peccé sì muerte? Pane e vino nan t’è mancate. La ‘nzalate sté all’uerte, Ninghe Nanghe, peccé sì muerte? Voce 3: “Mare maje mare maje mare maje, scur’a maje scur’a maje scur’a maje, mo m’acceite mo m’acceite mo m’acceite ‘ngoll’a ttaje.” 04’30” …Tema completo coro russo che si trasforma in un Kyrie tra Medioevo e atonale: CORO: Kuriou Sabaoth Ummati, qad laha fajrun Kuriou Sabaoth kýrie eléison Christe eléison miserére nobis… dona nobis pacem
19.
“Com’è freddo questo maggio malinconico”, cantavi. Dalla finestra osservavi il dottor Villoresi scivolare fuori dal portone, ogni mattina, alle sette e quarantacinque, puntuale come un orologio svizzero. Com’era brutto il dottore, con quei piedi enormi e lo sguardo da pecora mannara, pronta ad azzannarti con un sorriso da pasticcini e bilancia dei pagamenti in ordine. Dottor Villoresi, brav’uomo, onesto cadavere, già pronto per l’avvento della televisione, per le auto che fanno la loro figura ma per le quali non occorre spendere un capitale: mediamente veloci, mediamente belle. “Signorina Wilma, me dia retta: sposi ‘m bravo ragazzo co’ no stipendio sicuro e se sistemi. Io, cor mio stipendio statale, a mì moglie nun je faccio manca’ gnente. Quest’anno, certo, firmando m’ber po’ de cambiali, j’ho pure comprato ‘na pelliccia” Bella cosa la democrazia, vero dottore? Molto ma molto meglio del fascismo: a quei tempi solo i gerarchi e gli industriali potevano permettersi certi lussi. Schifoso dottor Villoresi, brutto da far paura, sempre più brutto, mostruoso. “Satana, amore mio, non farmi diventare mai come lui, ti prego. Metterò abiti sconci, farò l’amore con i democristiani, ti offrirò sacrifici umani, avrai la testa del ministro su un piatto d’argento. Farò tutto ciò che vuoi ma non farmi mai diventare brutta come lui. Io non voglio sposarmi con un bravo ragazzo con uno stipendio sicuro! Io voglio fare il cinema, sposare un produttore, vivere alla grande, esagerare. E di pellicce ne voglio dieci, cento, mille…” Ribolle via Tagliamento: puzza di uova marce, fumi che salgono dai tombini, inni sacri, rigorosamente reversi. Sbatte il portone, sbam! Con vigore, sbam! Che gran maestro Boito! “Mi brucia la fronte, prendimi, sono Margherita, la tua puttana, prendimi”. Capocotta! Capocotta! La Wilma è morta. “Giusta fine per quella puttana! Di quelle come lei dovrebbe morirne una a settimana”. Capocotta! Capocotta! La mamma ha sfornato la torta. La Wilma è morta, La Wilma è morta. Capocotta! Capocotta! Nella torta la mamma non ha messo il burro: è buona lo stesso, ma costa meno, ma costa meno. Capocotta! Capocotta! Nella torta la mamma non ha messo il burro: è buona lo stesso, ma costa meno, ma costa meno.
20.
Io e Francesco viviamo in un piccolo appartamento di un brutto palazzo alla periferia Nord di Milano. Uno di quei palazzi progettati brutti apposta, per ricordare, ai poveracci che ci andranno ad abitare, che la bellezza è una roba da ricchi. Brutto il palazzo e squallido lo scenario che lo circonda. Però Francesco è un tipo particolare: lui quei prati grigiastri, pieni di rifiuti, ferraglia e copertoni, li trova belli. “Anna, vieni a vedere: laggiù, in mezzo a quel grosso copertone, sono cresciuti dei fiori gialli, guarda che belli! E guarda come luccica quel parafango”. Francesco è così, ha la bellezza negli occhi. “Quando sono seduto in metro, osservo sempre le persone e non posso fare a meno di chiedermi chi siano, che lavoro facciano, dove stiano andando, se a casa hanno un amore che li aspetta… Alle volte ho la tentazione di avvicinarmi e chiedere, però poi non lo faccio, perché so che mi prenderebbero per pazzo.” Francesco è così, gli piacciono le persone. Un giorno, Francesco ha smesso di parlare. Mi stava raccontando di una cosa sua di lavoro, quando, all’improvviso, si interruppe e, da allora, non ha più detto una parola. Ormai sono passati quasi sette anni. È una specie di blocco che, però, non è riconducibile a cause fisiche. I medici dicono che si tratta di un disturbo psicologico. Siamo stati da decine di psicologi e psichiatri. Ognuno di loro ci ha esposto la sua teoria e proposto la sua terapia, ma nessuno è riuscito a ottenere dei miglioramenti. La mattina, Francesco, si sveglia presto, va a sedersi di fronte alla finestra e, finché c’è luce, scruta l’orizzonte, come se cercasse qualcosa che non riesce a trovare. La sera ci stendiamo sul letto e ascoltiamo insieme la musica. Io metto su i dischi dei suoi artisti preferiti: Battiato, Le Orme, Vasco Rossi, Loredana Bertè. Lui batte il tempo con i piedi, mi abbraccia, mi accarezza la mano e, a volte, me la stringe fortissimo, come se fosse folgorato da lampi di paura.
21.
Gesù 03:39
Alla guida della sua 500, Raffaella tornava da una festa, saranno state le quattro. Giunta al casello, si sporse per pagare e… pazzesco ma vero, il casellante era Gesù! Oh Gesù, uno di noi, Lui pensa come noi. Oh Gesù, uno di noi. E parla come noi. “Sai, io non sono mai stata praticante ma in te ci ho sempre creduto e sono proprio felice d’averti incontrato stanotte. Ho un sacco di domande da farti. Allora… cominciamo da questa: qual è lo scopo della nostra esistenza terrena? Ti prego, rispondimi. Rispondimi.” Oh Gesù, uno di noi, Lui pensa come noi. Oh Gesù, uno di noi. E parla come noi. “Guarda, cara, non si arriva alla fine del mese… Io non sono razzista. Ma, se mia figlia sposasse un negro, m’incazzerei”. “Scusa Gesù, ma che c’entra con quello che ho chiesto? E poi da quando hai una figlia?” “Eh no, non fare la furba! Questa è un’altra domanda. Se vuoi che risponda, dammi altri soldi, dammi altri soldi”. Oh Gesù, uno di noi, Lui pensa come noi. Oh Gesù, uno di noi. E parla come noi. Fu a questo punto che Raffaella rimise in moto e se ne andò. Guidava e pensava a quanto era cambiato Gesù: “Una volta era buono, disinteressato, intelligente, sapeva tutte le risposte. Cosa l’avrà cambiato? L’inquinamento? Il passaggio di un meteorite? Boh!”
22.
Scusi prof, anche questo è andato. “Ma andato dove?” T’amo, pio bove, risate e pareti bianche, laggiù sui banchi parte uno show minore, tanto per accelerare le ore. Scusi preside, mi è morto uno studente. “Uffa, Un altro perdente! Mi viene in mente un dentista. Ma che cattivo umore! Stia attenta che non si sparga l’odore!” “Posso mangiarla signora? Mi porga la mano. Mmmm… che buona che sei, non si direbbe che sei morta dall’ottantasei!” Porno horror in sala docenti “Vieni qui, dai, togli il vestito!” “Quello di chimica si è un po’ smagrito”. “Ma certo che mi sono smagrito,  sono morto da più di un mese, sciocca!” Mani veloci, lingue affilate po…po…po……… porno nel liceo degli orrori Mani veloci, teste ammuffite po…po…po……… porno nel liceo degli orrori Porno, porno, porno nel liceo degli orrori Porno nel liceo,  porno nel liceo,  porno nel liceo,  porno nel liceo,  porno nel liceo,  porno nel liceo degli orrori!!!!
23.
Ozzy ha un nuovo pantalone stretto stretto, che mette in evidenza il pacco grosso grosso. Ozzy ha un nuovo pantalone Stretto stretto, che mette in evidenza il pacco grosso grosso. Se il mio ragazzo si azzardasse a picchiarmi, lo mollerei su due piedi. Quando invece lo fa Ozzy, non mi dispiace per niente, anzi, ne sono persino felice: “Dai Ozzy, battimi come un tappeto!” (con vigore, Sbam! con vigore, Sbam!) Ozzy ha un nuovo pantalone stretto stretto, che mette in evidenza il pacco grosso grosso. Ozzy ha un nuovo pantalone stretto stretto, che mette in evidenza il pacco grosso grosso. Con Ozzy ho un rapporto meraviglioso, oserei dire, simbiotico: Io gli pulisco casa, do da mangiare ai pipistrelli, lucido con cura la sua collezione di croci rovesciate. Lui… lui… sì… anche lui fa tante cose per me… per esempio… mmmm… fammi pensare… (lui, lui lucida i miei pesci rossi, dà… dà mangiare alle mie costole) Il martedì e il giovedì, faccio la guardia alla sala del tesoro. “Sono feroce, tremendissima barboncina tedesca da guardia, Ya!” Dove credi di andare, miserabile?” Ozzy ha un nuovo pantalone stretto stretto, che mette in evidenza il pacco grosso grosso. Ozzy ha un nuovo pantalone stretto stretto, che mette in evidenza il pacco grosso grosso. Ozzy ha un nuovo pantalone stretto stretto, che mette in evidenza il pacco grosso grosso.
24.
Signori e signori, ladies e gentlemen, avvicinatevi, a me gli occhi e le orecchie che vi dobbiamo raccontare una storia che vi farà riflettere, indignare, piangere, ridere, provare emozioni forti come mai le avete provate prima! Pino ha una Cartoleria, un’impresa modesta che vorrebbe allargare, ma tasse e pizzo lo tormentano. Si sente intrappolato, vessato dal fato, espropriato proprio. Pino è un uomo di pochissime parole. Di norma non si lamenta, non recrimina, non protesta. Però ogni tanto sbotta: Maledetta Palermo del Cazzo! Fussi a Milano, a’ st’ura fussi ‘mportante [1] Ha ragione il nostro povero cartolaio, se la fa addosso quando i tipi entrano: avanzi di galera con facce rappezzate e modi spicci. Cosa fare, a chi rivolgersi? Di certo non ai carabinieri: Pino fiducia non ha nelle forze dell’ordine, anzi direi che gli fan proprio schifo. Guai poi a parlargli di associazioni Antiracket! Ma chi? ‘Na para ‘i comunista lapardèi cosazze inutili e cannavazzi! [2] Pino crede solo in Padre Pio, attratto più dall’aspetto magico, che da una fede ortodossa. In verità, l’espressione torva del santo, gli ha dato sempre i brividi e teme che le stimmate possano esser artefatte. Cosa dicevamo? Ah, sì, per Pino l’unico in grado di liberarlo dal pizzo è San Pio. A proposito… ci terrei molto a raccontare un episodio della vita di questa straordinaria figura di uomo di fede che, a mio parere, risulta illuminan… TAGLIA!!!!! Sì, scusate, stavo divagando: la cosa importante da dire è che Pino vuol poter giustamente godere dei suoi guadagni netti… ‘Na vota i mafiusa erano tochi. Sempre megghiu iddi di sbirri. Ma i quannu c’ha paàri u pizzu vulissi ca murisseru come i cani. Famm’ a grazia, Patri Pio, falli attummulàre a tutti. Tu u sai ca ti sugnu devoto anche se a chìesa non ci vaiu mai. Chi fa? Aiu agghiri in mìenzu ai cruzzùna a fammi abbiriri bello ‘ntillicchiàto? [3] Ma non è solo Pino a rivolgersi al santo Di Pietrelcina, a questo grande mistico campano ma pugliese d’adozione di cui non si sottolinea mai a suffi… MA ALLORA È UN VIZIO??? Oddio, scusate, scusate! Stavo nuovamente divagando, non succederà più! OK, VAI AVANTI… Che stavo dicendo? Ah sì… non è solo lui a rivolgersi al santo: è l’intera Palermo onesta, operosa, produttiva che lo supplica: Sàibba a mè cartoleria, sàibba a mè carnezzeria, sàibba a mè pofumerìa, sàibba a mè sanitaria… Facci zòmpere i corna tra d’iddi, si manciàssero tutt’ a Sicilia, l’enti locale, l’appalti… ma liberami ru pizzu parrinuzzu mè! [4] Signori e signore, ladies and gentlemen, è con la voce rotta dall’emozione che devo darvi un annuncio che ha dell’incredibile: abbiamo appena appreso che l’unico, inimitabile, straordinario Padre Pio è qui con noi, in carne, ossa e saio! Padre Santo, è un grandissimo onore, un privilegio straordinario averla qui! Lo sapevamo che avevamo fatto bene a puntare su di lei e non su altri santi! Signori e signore, ladies e gentlemen, supplichiamo ancora una volta il Padre Santo! La supplichiamo San Pio, ci liberi dal cancro del pizzo! “Ok, ok, accoglierò le vostre suppliche! D’altra parte mi ero proprio stufato di stare appeso alla parete… Sono un santo d’azione io, mica una femminuccia come Don Bosco! Adesso questi schifosi se la vedranno con un vero uomo… Don Matteo, vendi la pistola e comprati la bara! Arriva Pio, il frate giustiziere! S come Sconquasso A come Apocalisse N come Nubifragio P come Putenza eccetera, eccetera…” Signori e signore, ladies and gentlemen, sempre più clamoroso! Il santissimo Padre Pio ha deciso di sfidare a un incontro di pugilato all’ultimo sangue, il capo della mafia, il signor Matteo Messina Denaro, per liberare definitivamente la nostra operosa città dal cancro del pizzo! I nostri tecnici stanno allestendo il ring, nell’attesa vi intratterrò con una bellissima canzone della nostra bellissima Sicilia: “Vitti na crozza supra nu cannuni…”. Ah ecco, vedo che è tutto pronto, l’incontro può avere inizio: Sulla destra il campione: Matteo Messina Denaro. Sulla sinistra lo sfidante: Padre Pio da Pietrelcina. Finìu u babbìo, pezz’ i fangu…[5] “Ah, ah… mi fai ridere, sei solo una mezza calzetta… non vali neanche la metà di Totò Riina, io ti rompo, ti spiezzo in due! Questa mossa me l’ha insegnata quel grand’uomo che si chiama Bruce Lee, mi ha detto: guarda, fai così e gli spezzi la spina dorsale”. àlbitlo! ‘stu sucaminchia fav’ i moss’ i Karaté! Ce lo dice lè ca chista è ‘na paittìta i pug(g)ilè? [6] “Ah, cosa fai? Ti rivolgi all’arbitro?? Quando ti fa comodo chiedi il rispetto delle regole? Che faccia tosta! Vigliacco schifoso… vieni qua… è inutile che scappi, dai, vieni qua, tanto ti prendo… Coraggio, fatti ammazzare!” Padre Pio kung fu master implacabile, assetato di vendetta! Mafioso merdoso, hai finito di taglieggiare gli onesti commercianti palermitani! Prendi! Questo è per Pino, questo è per la profumeria che hai fatto bruciare a Rosario, questo è per il bar di Tano, questo è per la rosticceria di Nino ‘u ballerino. Muori! Muori! Muori! Grazie, grazie, felicissimi che lo spettacolo vi sia piaciuto. A vostro buon cuore, date quello che potete, grazie, grazie! Minchia, ‘sti cornutazzi, manco un centesimo nisceru! [7] [1] Maledetta Palermo del cazzo! Se mi fossi trasferito a Milano, adesso sarei un uomo importante [2] Ma chi? Un paio di comunisti Lapardei*, inutili come stracci vecchi? *Tribù ebrea del vecchio testamento, termine usato nel dialetto palermitano in senso dispregiativo. [3] Una volta i mafiosi erano tipi in gamba, sempre meglio loro degli agenti di polizia e dei carabinieri, ma da quando ai mafiosi devo pagare il pizzo, vorrei che morissero come cani. Fammi la grazia, Padre Pio, falli arrestare (sputtanare, cadere) a tutti. Tu lo sai che ti sono devoto, anche se in chiesa non vado mai. Che pensi? Che potrei mai stare tra i buzzurri per farmi vedere elegante e sistemato? [4] Salva la mia cartoleria / salva la mia macelleria / salva la mia profumeria / salva la mia sanitaria / Falli scornare tra loro, lascia pure che si mangino tutta la Sicilia, gli appalti, gli enti locali, ma liberami dal pizzo, fraticello mio! [5] Ora si fa sul serio, pezzo di fango…[6] Arbitro, questo sucaminchia fa le mosse di Karatè! Glielo vuole spiegare o no che questo è un incontro di pugilato? [7] Minchia, questi cornutacci, non hanno tirato fuori neanche un centesimo!
25.
Vincenzina, Vincenzina, Vincenzina, Vincenzina. Vincenzina davanti al call center, Vincenzina vuol bene al call center. “Oddio, a dire il vero, mi fa schifo, ma che altro posso fare?” Vincenzina, Vincenzina, Vincenzina. Lo pensa. “L’Expo è una porcata, ma i lavori non li posso fermare”. Vincenzina davanti al call center, Vincenzina vuol bene al call center. Vincenzina davanti al call center, Vincenzina vuol bene al call center. “Oddio, a dire il vero, mi fa schifo, ma che altro posso fare?” “Non mi va di entrare, proprio non mi va. Non mi va di entrare. Ma che altro posso fare, ma che altro posso fare?” Lo pensa anche il sindaco “comunista”: “L’Expo è una porcata, ma i lavori non li posso fermare, proprio non posso. Bisogna edificare, ci sono dei contratti da rispettare. Che altro posso fare? Che altro posso fare?” Vincenzina davanti al call center, Vincenzina vuol bene al call center. Vincenzina davanti al call center, Vincenzina vuol bene al call center. “Insisti?? Ti ho già detto che mi fa schifo ma che altro posso fare?” Lo pensa anche il ministro “comunista”: “Bombardare è una porcata, ma le bombe non le posso fermare, proprio non posso. Bisogna bombardare, ci sono degli accordi da rispettare. Che altro posso fare? Che altro posso fare? Che altro, che altro, che altro, che altro…”
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Ciao Barbarella, ti ricordi di me? Sono Pingping, il nanetto, tornato dall’oltretomba per portarti a letto. Cavolo, ho fatto la rima, oltre che nano, sono pure poeta! Dici che non sono all’altezza? Buona questa, molto originale. E tu come mai non ridi? Oh, che sbadato, tu non puoi… ti ho sgozzata venti minuti fa! Bando alle ciance, Barbarella, mmm, adesso ti inculo. Ho detto: “ti inculo”. Come mai non mi ricordi che nelle tue trasmissioni tu non vuoi sentire mai alcun tipo di volgarità? Ah, già! Qui non siamo in tivù e poi tu non puoi parlare, sei morta. Dolce, dolce Barbarella, tu giocavi con me, mi tenevi in braccio, mi trattavi come un bambino. Ma, sai, io non sono un bambino, ho ventitré anni e tengo ‘na minchia tanta! Ti piace Barbarella? AAAAaaah Ti piace? Rispondi, cazzo! Rispondi, cazzo! Dio, che scemo, è vero, non puoi rispondere, giacché sei morta. Sei morta. Dolce, dolce Barbarella. Sei morta. Sei morta. Sei morta. Mmm, lo share si impenna, mmm, lo share si ingrossa. Sei contenta, troia? È uno share smisurato, come piace a te. Prendilo dai, prendilo tutto. Neppure con Nuti lo hai visto uno share come questo. Mmmmm. Fammi sentire come godi. Mmmm, dai cagna, dai, dai, dai. nota per i posteri He Pingping (Ulaan Chab, 13 luglio 1988 - Roma, 13 marzo 2010), alto 74,64 cm a causa dell’osteogenesi imperfetta, è stato, secondo il Guinness World Records, l’uomo più basso del mondo in grado di camminare. Ebbe un breve, ma intenso, periodo di popolarità in Italia alla fine degli anni ‘00, grazie alla partecipazione a due edizioni de “Lo show dei record”, programma tv di Canale 5, all’epoca condotto da Barbara D’Urso, star del piccolo schermo, dotata di grandi tette.
28.
Vorrei godermi nel silenzio assoluto l’ascolto di un disco o la lettura di un libro. Ma nelle orecchie sento sempre un drone, stile pezzo di La Monte Young. Ma, in fondo, non mi importa, perché, una volta a settimana, io ho un appuntamento con te in una camera iperbarica. Beethoven sentiva oceani in tempesta nelle sue orecchie rotte. E poi può solo peggiorare col passare degli anni. Ma, in fondo, non mi importa, perché, una volta a settimana, io ho un appuntamento con te in una camera iperbarica. Intorno al mio cranio tintinnii fischi e ronzii. È come una statica sinfonia colonna sonora dell’inferno in terra. Ma, in fondo, non mi importa, perché, una volta a settimana, io ho un appuntamento con te in una camera iperbarica. Beethoven Ludovico, in camere iperbariche, scrisse supersoniche sonate sinfoniche. Sordo pure il Piotta, se poi in cambio avesse gloria. Fidelio, Per Elisa, basterebbe anche la grande Nona. Ma, in fondo, non mi importa, perché, una volta a settimana, io ho un appuntamento con te in una camera iperbarica.
29.
Versi del latte nella tazza: la contempli e rilevi con soddisfazione (misurata) che è piena di latte. Tra poco io ti accoltellerò (brutalmente). Tu guarderai il tuo sangue e penserai: “Quanto sangue, sto per morire”. Ti piace la musica, tutta la musica, tranne quella dove la chitarra suona quell’accordo reazionario che ti è sempre stato antipatico. Anzi no, non è semplice antipatia, ma disgusto. “Questa robaccia no, non mi somiglia, decisamente no, non mi somiglia. Oh no! Senti come suona male? È così volgare! Nooo, adesso anche le coriste! Questo è troppo, non resisto…” Stupida, guarda bene, apri gli occhi, il sangue che scivola sul tuo viso sta disegnando rami carichi di frutti. Dentro al tuo latte c’è un raro insetto andino che nuota con movimenti lievi… In giardino le mosche danzano la loro danza. Niente da fare, a quanto pare proprio non riesci a concentrarti e provare a capire quello che sto cercando di spiegarti. Certo, lo so che con un coltello piantato in gola non è facile, ma sono sicura che non ci riusciresti comunque. “Cazzo, io non sono come questa gente qui, mi fanno veramente schifo, non resterò un solo altro minuto in questo posto di merda… Ma non lo vedi? Qui nessuno ha una faccia intelligente, sono tutti trogloditi, italioti, andiamo via amore, mi sento soffocare…” Ti piaceva la musica, tutta la musica, tranne quella dove la chitarra suona quell’accordo reazionario che ti è sempre stato antipatico. Anzi no, non era semplice antipatia, ma disgusto. “Senti come suona male? È così volgare! Nooo, adesso anche le coriste! Questo è troppo, non resisto. Questo è troppo, non resisto. Questo è troppo non resisto, non resisto…”
30.
I Mi ricordo solo un lampo, nella notte muta, uno strappo sulla tela… mentre il mondo non sapeva e, nel letto sfatto, la sua storia ripeteva… Il sangue e il sudore, l’acciaio e il dolore la forza, il senso, l’odio, la pietà… il cielo e l’inferno, l’estate e l’inverno, le pietre, le parole, la realtà… le bocche, le mani e l’acqua sui gerani, la strage su un treno, le lucciole e il veleno e un morto che gridava: “i colpevoli li so… ma le prove non le ho…” Sembra ieri, invece no: son bagliori di un falò, sembran voci, sembrano canzoni, sembrano bandiere, sembrano emozioni… mi ricordo, mi ricordo, cosa mi ricordo? Mi ricordo, mi ricordo cosa? Mi ricordo, mi ricordo, cosa mi ricordo? Mi ricordo, mi ricordo cosa? Da dietro i vetri guardo su, piovono rane… Io non ci credo e guardo su, piovono rane… Come una guerra, ma il nemico dov’è? E mio padre che mi guarda dalla foto sopra il letto, non approva la mia fifa di morire… mi ha lasciato qualche libro, qualche vizio, qualche dio, non capisce come questo non mi possa più servire… eh già… qualche cosa sta accadendo… eh già… qualche cosa sta accadendo… II Poi questa nuova leggerezza, senza dolcezza, senza dolore, senza più rabbia, senza stupore (c’era una storia prima di questo cielo blu) queste risate senza allegria, questa demenza senza follia, e questa morte senza ferita che batte il tempo con le tue dita… l’inverno è sempre, l’inverno è sempre… Non ricordo, non ricordo, cosa non ricordo? Non ricordo, non ricordo più… Non ricordo, non ricordo, cosa non ricordo? Non ricordo, non ricordo più… Questo comando senza potenza e questi stupri senza violenza, queste arterie che non han cuori e questo dentro che non ha fuori… (ma tu ti ricordi?) nostra sorella indifferenza (le bocche, le mani) sui tacchi a spillo balla lenta (e l’acqua sui gerani) la sua canzone, la sua indecenza (il sangue e il sudore) e il suo sorriso non ci spaventa… (l’acciaio e il dolore) nostra sorella indifferenza (le belle bandiere) sui tacchi a spillo balla lenta (le facce, le voci) la sua canzone, la sua indecenza (i sogni, le croci) e il suo sorriso non ci spaventa…
31.
War! 06:11
Le canzoni non servono a niente e io mi sento una deficiente quando mi sforzo di scriverne una intelligente, che racconti qualcosa di socialmente rilevante. Se le canzoni servissero a qualcosa, dopo “La guerra di Piero”, non ci sarebbero più state guerre e, invece, ci sono ancora! So quel che dico, fratello: le canzoni non servono a niente! Ripetilo insieme a me: le canzoni non servono a niente! Eh, no! Le canzoni non servono a niente! Le canzoni non servono a niente! Le canzoni non servono a niente! Le canzoni non servono a niente! Le canzoni non servono a niente! Le canzoni, le canzoni non servono a niente! Le canzoni non servono a niente! Hai mai visto qualcuno riparare un tavolino con una canzone? Le canzoni non servono né a fermare le guerre né a riparare i tavolini. Le canzoni non servono a niente. E anche i film non servono a niente. Le canzoni e i film non servono a niente. Hai mai visto un demente diventare intelligente, dopo che ha ascoltato una canzone? Hai mai visto qualcuno cambiare la sua anima, all’uscita del cinema? Con i lacci delle scarpe ci faccio un fiocchetto e me lo metto tra i capelli. Passeggio spensierata, cinguettando all’unisono con gli uccelli. Dopo il tramonto torno a casa e preparo la minestra per i miei sette fratelli. I’m singing, yes, I’m singing. Baby, I’m singing my love for you. So quel che dico, fratello: le canzoni e i film non servono a niente! So quel che dico. So quel che dico, fratello: le canzoni e i film non servono a niente! So quel che dico, fratello: le canzoni e i film non servono a niente! So quel che dico, so quel che dico, so quel che dico.

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released January 19, 2018

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snowdonia Busto Arsizio, Italy

Dal 1997 a oggi abbiamo prodotto un sacco di dischi e ne produrremo ancora. Se voi non li comprerete, pazienza. Rimanere incompresi ci renderà ancora più fighi.

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